Il terremoto del 1638

Il 1638 fu l’anno in cui si verificò la prima devastante sequenza sismica in Calabria, una serie di scosse che misero in ginocchio la regione.

Erano giorni di festa. La gente era in procinto di festeggiare la domenica delle Palme che cadeva il 28 marzo.

E fu, invece, una catastrofe. Nella serata del 27 marzo una prima scossa dell’11° grado della scala Mercalli, la più distruttiva delle tre che si verificarono, spazzò via i paesi compresi tra l’alta Valle del Crati e la valle del Savuto: Diano, Carpanzano, Martirano, Conflenti, Motta Santa Lucia, Rogliano, Grimaldi, Scigliano, Savuto, Mangone

Il giorno successivo, 28 marzo, si verificarono due nuove terribili scosse: una nella parte nord-occidentale della Stretta di Catanzaro, nella zona tra Sambiase, Lamezia Terme e Sant’Eufemia, sempre dell’11° grado della scala Mercalli, ed una nella zona del Vibonese, sul versante occidentale delle Serre, di 9° grado e mezzo.

L’epicentro della prima scossa fu nei pressi di Nicastro, dove si registrò il più alto numero di vittime, oltre 3.000. E tantissimi furono i morti anche a Sambiase, Castiglione Marittimo, Feroleto Antico e Sant'Eufemia, distrutta da un maremoto.

Ettore Capecelatro, vicerè spagnolo inviato nelle Calabrie per verificare i danni subiti, riportò che nel bacino del Savuto furono distrutte oltre 10.000 abitazioni e altre 3.000 circa divennero inagibili.

Nella Relazione ad limina del 1639 il vescovo di Martirano, Luca Cellesi, ferito nel crollo del palazzo vescovile, riporterà che il terremoto aveva ridotto la popolazione della sua diocesi da 12.000 a 6.500 abitanti.

Nel suo Calabria Sacra e Profana, lo storico Domenico Martire, narra che presso Vibo Valentia s'aperse una certa voragine, che quanto di giorno buttava fumo di zolfo, tanto di notte fiamme"."

I centri più colpiti furono Vibo, Rosarno, Mileto, mentre Borrello, Briatico e Castelmonardo furono completamente rasi al suolo. A questo si aggiunse il maremoto che colpì in particolar modo il litorale di Pizzo, dove il mare arretrò di quasi 4 chilometri per riversarsi rovinosamente sulla costa.

Furono 107 i centri che subirono forti danni e di questi 17 vennero distrutti. A questi si aggiunsero altri 90 centri in cui la maggior parte delle abitazioni non fu più abitabile.

A Nicastro il terremoto fece migliaia di vittime e distrusse quasi completamente il patrimonio edilizio della diocesi, le numerose abbazie, le residenze dei vescovi e dei baroni.

Tutti si trovarono impegnati nella lunga opera di ricostruzione e fu solo grazie a Giovan Tommaso Perrone, che fu vescovo tra il 1639 ed il 1677, che la cattedrale dedicata ai santi Pietro e Paolo venne ricostruita e interamente a sue spese e fu lui che fece anche costruire l’episcopio.