Robert de Grantmesnil e l’abbazia di Sant’Eufemia

L’abbazia di Sant’Eufemia ebbe un ruolo di assoluto primo piano nel processo di latinizzazione dell’intero Meridione, ovvero riportare sotto l’influenza della chiesa di Roma i territori di rito Bizantino.

La sua costruzione fu voluta da Roberto il Guiscardo che nel 1062 affidò questo compito all’abate benedettino Robert de Grantmesnil (anche Grandmesnil).

Normanno e nobile di nascita, Grantmesnil arrivò in Calabria insieme con 11 monaci e per costruire l’abbazia prese a modello l'Abbazia di Cluny.

Irruento, insofferente della disciplina ed ambizioso era fuggito dalla Normandia per salvarsi la vita dopo il fallimento di una congiura contro il duca Guglielmo il Conquistatore a cui aveva preso parte.

L’Abbazia, dedicata Santa Maria, sorse sul luogo ove si ergeva un antico monastero bizantino, strategicamente posta al confine tra il nord latino ed il sud grecanico della Calabria, e divenne il centro di diffusione di una nuova cultura.

Funse, altresì, da riferimento per la costruzione di altri importanti edifici sorti successivamente in Calabria: la Trinità di Mileto, la chiesa di Gerace, la Basilica di Santa Maria della Roccella.

E’ qui che Roberto il Guiscardo volle che fosse seppellita la madre Fredesenda, come racconta Orderico Vitale, monaco del monastero benedettino di Saint Evroul-sur-Ouche del quale Robert de Grantmesnil era stato abate. Ed è qui che l’11 dicembre 1082 Robert de Grantmesnil morì.

Intorno all’Abbazia si creò un piccolo villaggio e fiorirono il commercio e l’artigianato. E anche la gastronomia subì l’influenza dei nuovi arrivati. Infatti le abitudini alimentari portate dai monaci, combinandosi con quelle locali, diedero vita a piatti tipici della tradizione locale.

L’Abbazia mantenne la sua importanza anche sotto gli Svevi.

Con l’arrivo degli Angioini inizia la sua decadenza e, alla fine del XIII secolo, l’Abbazia passò sotto il controllo dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, il futuro Ordine dei Cavalieri di Malta, che introdusse il culto per la Martire di Calcedonia, Sant’Eufemia.

Nella notte tra il 27 ed il 28 Marzo del 1638, tra sabato e domenica delle Palme, un terribile terremoto dell’undicesimo grado della scala Mercalli colpisce questa zona della Calabria, distruggendo il monastero e la chiesa, i cui resti possono ammirarsi a poca distanza dal centro storico di Lamezia Terme.

Un rudere la cui potenza narrativa continua a raccontarci di un’epoca di gesta cavalleresche, di monaci guerrieri e di conquistatori venuti da lontano e che hanno profondamente segnato la storia di questi luoghi.